Sono un convinto sostenitore della tecnologia al servizio dei sapiens. La tecnologia per migliorare la qualità della nostra esistenza, quella tecnologia che utilizzata nel modo corretto risolve problemi e spesso salva la vita. La stessa tecnologia che a seconda degli utilizzi e delle applicazioni è capace di azioni indicibili fino a togliere la vita.
Si trova quotidianamente sulla stampa qualche articolo che parla di droni armati, droni “impazziti” che spiccano il volo e vanno a caccia di persone, droni utilizzati dai vari eserciti per missioni tanto pericolose quanto micidiali, a parte verificare la veridicità delle fonti, la mia riflessione non è sul merito di utilizzo o sulla necessità di creare tali congegni, ma su come dovremmo valutare lo spinoso problema dell’abbinamento robotica e intelligenza artificiale applicato al settore armiero.
Sembra che togliere la vita a un essere umano sia diventata una questione distaccata come succede nei videogames. Slaughterbots, questo è uno dei nomi di queste macchine che uniscono droni e AI (guarda il video di Slaughterbots). Uno scenario tanto distopico quanto inquietante.
Cosa possiamo fare per evitare che la paura dell’impotenza sul controllo diventi fobia irrazionale? Alla base della questione c’è la scottante domanda se sia possibile delegare a una macchina la scelta di freddare o meno degli esseri umani. Come viene emulato nel video sopra citato, il verificarsi di situazioni tanto paradossali quanto angoscianti oggi è pura realtà.
Gli assidui difensori della tecnologia direbbero che la macchina non sbaglia e comunque quando lo fa, sbaglia meno di un essere umano gestito dalle proprie emozioni. Si molte volte è così, ma anche le macchine e quindi i robot possono sbagliare e se in gioco ci sono vite umane, il problema diventa assai delicato.
È fatto obbligo premettere che tutte le tecnologie dirompenti, non siano di per sé malvagie oppure benevole, ma l’uomo è l’artefice di un loro utilizzo virtuoso o piuttosto traviato.
Argomentare il tema delle armi è difficile, esiste una moltitudine di punti di vista derivante da altrettanti concetti culturali, più o meno veritieri, che portano a prese di posizione contraddittorie. Da una parte abbiamo i pacifisti anti-armamenti che vorrebbero stati senza eserciti.
Oggi esistono circa ventuno stati privi di forze militari, per lo più stati molto piccoli, come Liechtenstein e Palau, ma che comunque hanno degli accordi per la difesa, rispettivamente con la Svizzera e con gli Stati Uniti d’America. Dall’altra parte abbiamo gli irriducibili sostenitori degli eserciti, pronti a creare e a utilizzare dispositivi sempre più efficaci.
Per vivere in un mondo senza eserciti, dobbiamo aspettare ancora “qualche” anno di evoluzione, quando finalmente i sapiens saranno in grado di risolvere i loro problemi, senza ricorrere all’uso delle armi.
Torniamo alla questione robotica. Il mercato delle armi autonome è in pieno sviluppo, anche l’Italia ha iniziato un piano per armare i droni Reaper, in dotazione all’Aeronautica militare. La Turchia sforna costantemente nuovi modelli di droni ad uso militare, come il Bayraktar TB2, per non parlare delle potenze maggiori come USA, Russia e Giappone. Accade spesso all’inizio dello sviluppo di una nuova tecnologia, che la questione legislativa sia in ritardo.
Il mercato generale dei droni nel 2020 ha subito una contrazione del 37%, ma non quello militare. Il business è business e spesso gli interessi privati sovrastano il bene collettivo. Servono nuove ed efficaci regole internazionali per contrastare il fenomeno legato al mercato dei droni killer.
La questione è articolata e attraversa aspetti culturali, etici, politici, religiosi, giuridici e filosofici, insomma una faccenda per veri homo sapiens. Esistono diverse associazioni che operano in tal senso e fanno ben sperare, tra queste organizzazioni, attive per evitare che le tecnologie prendano il sopravvento, c’è la “Future of Life Institute”, nella quale operano molti nomi famosi della scienza, della finanza e dello spettacolo.
Una concreta premessa per evitare un futuro distopico.
Un’altra organizzazione che tratta l’argomento è autonomousweapons.org. Per approfondire quali sono i dieci motivi perché queste armi dovrebbero essere limitate o addirittura eliminate vi rimando a questo articolo.
Chiudo prendendo in prestito una frase di Elon Musk che descrive bene il messaggio: